Alienazione Parentale e fattori di rischio per il minore

L’ Alienazione parentale è una forma di manipolazione dei figli  all'interno di famiglie disfunzionali e nel corso di separazioni conflittuali. 

 

Indubbiamente vi è stato un ricorso eccessivo ed improprio all'alienazione parentale -da parte di alcuni CTU- per motivare problemi di natura differente e al fine di giustificare allontanamenti di minori dai genitori in alcuni casi illeciti e illegittimi.

Accanto a questa breve premessa  ricordiamo che è sempre opportuno valutare il caso specifico evitando fuorvianti generalizzazioni. Si ricorda altresì che la violenza psicologica (come nel caso dell'alienazione parentale) deve essere riconosciuta e compresa al fine di tutelare la vittima ovvero il minore oggetto di violenza. 

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Negare l’esistenza di un fenomeno come quello in esame aprioristicamente, anche quando sussistono elementi obiettivi che denotano la presenza del problema è un fatto grave. 

L’Alienazione parentale è una dinamica relazionale disfunzionale e collusiva altamente patogena, capace di arrecare un serio nocumento al benessere psico-fisico dei figli, provocando una frattura identitaria dovuta alla perdita di un genitore che ne è l’effetto. 

A prescindere da un giudizio astratto di validità o invalidità del fenomeno è opportuno mantenere il focus su specifici comportamenti che denotano gli assetti familiari e che suggeriscono la presenza di una manipolazione e programmazione esterna sui figli a discapito di uno dei genitori.

L’Alienazione parentale secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è un problema relazionale individuabile nell’ambito di separazioni altamente conflittuali e consiste in un insieme di comportamenti (diretti e indiretti) posti in essere dal collocatario al fine di estromettere ed emarginare l’altro genitore dalla relazione con i figli. 

Si può fare riferimento ai criteri proposti da Gardner (1985, 1987, 1992) per identificare il fenomeno:

  • Una ingiustificata campagna di denigrazione del minore verso un genitore
  • Razionalizzazioni deboli, superficiali o assurde per giustificare il criticismo verso il genitore alienato
  • Mancanza di ambivalenza nei confronti di uno stesso genitore, poiché quello alienato è visto come completamente negativo mentre l’altro è solo positivo
  • Fenomeno del pensatore indipendente: il minore afferma che la scelta di rifiutare un genitore sia propria e non indotta dall’altro genitore 
  • Il supporto immediato e automatico che il minore manifesta verso il genitore alienante nei casi di conflitto genitoriale 
  • La mancanza di senso di colpa nel minore per l’insensibilità verso il genitore alienato 
  • Il minore utilizza frasi e scenari presi a prestito, ovvero frasi e affermazioni del genitore alienante 
  • Il minore tende ad estendere l’ostilità anche nei confronti della famiglia del genitore alienato 

Esistono una serie di elementi che devono rappresentare per il tecnico chiamato a valutarli, ovvero il CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) ma anche per il CTP (Consulente Tecnico della Parte), un campanello d’allarme, nella misura in cui suggeriscono e denotano il rischio che sia presente una vera e propria alienazione genitoriale in atto, trattandosi di una condizione gravemente lesiva del diritto alla bi-genitorialità del minore.

Il primo elemento riconoscibile all’interno dei nuclei familiari separati o in via di separazione ove è operante un’Alienazione parentale consiste nel fenomeno del rifiuto immotivato verso un genitore. 

Per rifiuto immotivato intendiamo il rifiutare drasticamente uno dei genitori (da parte di uno o più figli), in assenza di situazioni di maltrattamento e/o violenza diretta o assistita. 

In situazioni fortemente conflittuali possiamo assistete dunque ad un cambiamento repentino nella relazione con uno dei genitori che viene ad essere intaccata o interrotta proprio a seguito della separazione. 

Una relazione consolidata con il genitore, descritta precedentemente come valida e adeguata dallo stesso figlio, subisce a un certo punto una battuta di arresto, una modifica peggiorativa che si presenta proprio in coincidenza della separazione giudiziale tra i genitori, con il minore che inizia a rifiutare drasticamente un genitore, si dichiara infastidito se non addirittura impaurito senza  riuscire a riferire motivazioni rilevanti e consistenti alla base del suo comportamento.  

Se è verosimile che situazioni di maltrattamento, violenza ed abuso possano destare nel minore un comprensibile rifiuto con sentimenti di instabilità e paura, l’assenza (verificata) di queste condizioni, quando si associa ad una risposta comportamentale di rifiuto drastico (e paura) del genitore da parte del minore, dovrebbe sollevare dubbi e domande.

Spesso è la paura che il genitore alienato sia pericoloso a porre le basi del rifiuto con la conseguente perdita di una delle figure genitoriali, solitamente il padre. 

Esiste pertanto una significativa incongruenza tra i vissuti riferiti (dai figli) e l’esperienza diretta nella relazione con il genitore. 

E’ questo il caso ad esempio, di una paura persecutoria sviluppata dal minore (in assenza di fatti oggettivamente gravi o traumatici che non vengono riferiti) nell’ambito di quella che poi si rivela una situazione di complessiva normalità, con momenti di conflittualità attesi nella quotidianità con i figli. Per situazione di complessiva normalità intendiamo appunto l’assenza di abusi, di situazioni di abbandono o di genitorialità inadeguata e carente. 

Le motivazioni riportate per fondare il rifiuto verso un genitore sono inconsistenti, o generiche o addirittura bizzarre, incongruenti e illogiche, e sollevano -per l’aderenza totale alla tesi del genitore dominante- il dubbio fondato che siano frutto di una distorsione di ricordi, vissuti e sentimenti nel figlio, operata dal genitore irresponsabile tramite un processo di mistificazione, che può avvenire in maniera più o meno deliberata e consapevole.

Ricordiamo che il genitore incube non ordina al figlio di comportarsi in una determinata maniera piuttosto lo induce a pensare e percepire ciò che egli crede (Gullotta e Liberatori 2008).

Non sempre il genitore alienante impedisce direttamente le visite o le ostacola deliberatamente, al contrario può incitare (a parole) il minore a vedere l’altro genitore salvo poi suggestionarlo e stimolarlo a temere il genitore non collocatario. 

Il fenomeno della suggestione consiste in sostanza in un condizionamento psicologico ove il genitore dominante ‘suggerisce’ al minore la linea di condotta nei confronti dal genitore da estromettere. Le comunicazioni ed esemplificazioni sistematicamente negative che l’alienante utilizza per dipingere l’altro genitore determinano nel figlio la percezione di quest’ultimo come figura inaffidabile, incapace, ingrata e dunque priva di qualunque autorevolezza.

Assistiamo in questi casi a narrazioni dei figli rispetto alla relazione con il genitore alienato che non sono autentiche, non sono frutto di un’esperienza diretta con quest’ultimo ma piuttosto sono indotte dall’esterno ovvero dovute ad una rivisitazione a posteriori in chiave negativa del genitore divenuto periferico. 

Il minore tende ad utilizzare espressioni prese a prestito dal genitore dominante, identificandosi con quest’ultimo e offrendo sostegno immediato alle sue tesi e affermazioni. 

Si osserva pertanto la nascita di un’alleanza collusiva tra un genitore e il minore, ove questi non può sviluppare un punto di vista individuale e di conseguenza una relazione con il genitore alienato che non sia mediata da quello alienante.

Sul genitore escluso il figlio addossa ogni colpa rispetto all’attuale situazione mentre l’altro viene esonerato da qualunque responsabilità, mostrando una mancanza di ambivalenza, con un notevole squilibrio tra le due figure dove una è percepita come totalmente buona (di solito la madre) e l’altra come totalmente cattiva (solitamente il padre). 

Questo elemento segnala il profondo disagio psicologico da parte dei figli che sperimentano le conseguenze dell’Alienazione parentale, le quali avranno un notevole peso sul successivo sviluppo emotivo cognitivo di questi bambini, esponendoli a rischio di disturbi emotivi, disturbi dell’apprendimento, problemi relazionali e comportamentali (Gullotta 2011, Bernet 2010). 

L’Alienazione parentale è un comportamento lesivo capace di arrecare un grave danno relazionale al minore dovuto, nei casi più strutturati, alla perdita definitiva immotivata di una delle figure più importanti della vita.

La deprivazione genitoriale che il minore si trova a subire non è dovuta al fatto che il genitore si sottragga al suo ruolo ma è un fattore capace di arrecare la medesima sofferenza e i medesimi danni che il minore subirebbe per abbandono o perdita reale del genitore. Il fenomeno rappresenta pertanto un serio elemento di rischio psico-affettivo per il minore, il quale deve essere riconosciuto ed adeguatamente affrontato.

Il collocamento presso il genitore alienato (da valutare sempre nel caso specifico) è un segnale concreto orientato alla cessazione delle condotte alienanti ed a ristabilire una quotidianità relazionale con la possibilità per il figlio di fare esperienza del genitore alienato in un ambiente finalmente libero da condizionamenti.

Sorge a tale proposito un problema di non semplice soluzione che risiede appunto nel collocare il minore presso l'abitazione del genitore che questi rifiuta , aspetto che deve essere valutato alla luce di una serie di elementi quali l'età, le abitudini del figlio, la competenza genitoriale della coppia.

Perpetrare comportamenti alienanti evidenzia un difetto della capacità genitoriale che si pone per il figlio come vero e proprio ostacolo ad accedere all'altro genitore con tutte le conseguenze del caso.

L'alienazione parentale è una forma di violenza morale che avrà effetti negativi certi sullo sviluppo. 

Prima si interviene sul problema e più contenuti saranno gli effetti mentre il trascorrere del tempo in uno stallo monogenitoriale e l'esposizione di lungo periodo all'alienazione possono avere esiti non riparabili. 

 

BIBLIOGRAFIA 

Bernet W. 2010 Parental Alienation, DSM –V and ICD-11, Thomas, Spriengfield 

Gardner R. 1985 Recent Trends in Divorce and Custody Litigation. Academy forum, 29 (2), pp. 3-7

Gardner R. 1987 The Parental Aienation Syndrome and the Differentiation between Fabricanted and Genuine Child Sex Abuse, Creative Therapeutics, Cresskill 

Gardner R. 1992 Parental Alienation Syndrome : A Guide for Mental Healt and Legal Professionals, Creative Therapeutics, Cresskill

Gullotta G. (a cura di) 2008 Elementi di psicologia giuridica e di diritto psicologico. Civile, Penale, Minorile. Giuffrè, Milano

Gullotta G. (a cura di) 2011 Compendio di psicologia giuridico-forense criminale e investigativa. Giuffrè, Milano

Gullotta G., Liberatore M. 2008 Come rintracciare l’alienazione: analisi psicologica di casi giudiziari in Gullotta, Cavedon, Liberatore 2008 La Sindrome di Alienazione Parentale (PAS) Lavaggio del cervello e programmazione dei figli in danno all’altro genitore, Giuffrè, Milano